Colazione da KiTa: nie!


 Il mio piccolo crucchino biondo sta crescendo! Da una settimana ha iniziato la KiTa cioè l’asilo nido. Il gruppo tre degli orsetti lavatori è formato da 12 nanetti, metà maschi e metà femmine, dagli 11 mesi ai tre anni non ancora compiuti. Il gruppo è misto anche per le provenienze: ci sono i tedeschi “puri”, cioè biondissimi e vestiti male, poi quelli di origine turca – sono capelloni e hanno la pelle di un bellissimo color olivastro. Poi c’è l’africano che però, per un piccolo incidente col triciclo, ora ha la punta del naso bianca – le maestre dicono che tornerà come prima. E non manca la russa. Davide non è l’unico mezzo italiano: pare che nel gruppo zwei ci sia una bambina italiana (tentativi di individuazione mamma già in corso). Una bella classe multiculturale insomma, di cui addirittura una delle tre maestre è polacca. È proprio quello che volevo per Davide, uno specchio della società e del quartiere in cui vive, un gruppo in cui le diversità si integrano, le culture giocano tra loro, suoni si intrecciano in scivoloni linguistici, cambi inaspettati di codice, divertenti creazioni lessicali.


C’è solo una cosa che non mi convince affatto e qui esce proprio tutta l’italianità polemica e pure milanese che c’è in me, quella che su alcune cose non riesce a mollare, quella che cocciutamente non vuole capire, non può capire!
Il problema del nido è la colazione.
Già durante la presentazione del nido, quando era stata sollevata la questione, avevo storto il naso ma quando al colloquio di benvenuto mi è stata ribadita, ecco, io ho fatto la madre rompiballe! Vi riporto la discussione e poi ditemi se non ho ragione!
Ewa, la maestra, mi avvisa contenta che il martedì è il Müsli-Tag ossia che danno ai bambini il latte con i cereali.
- “Ah, ma che bella cosa! E gli altri giorni invece?”
* “Gli altri giorni si fa colazione normale, cioè con pane, burro, salumi, formaggi…”.
IIIIIH, non sono riuscita a non dire niente!
- “Scusa Ewa, ma io a Davide non do i salumi e i formaggi la mattina, proprio non ce la faccio, non riesco a mangiarli nemmeno io!”
* “E cosa gli dai allora?”
- “Fette biscottate o pane con burro e marmellata e se ha ancora fame un biscotto”.
Lei mi guarda s c h i f a t a! Non ci crede. “Eh ma noi qui al nido facciamo fare solo una colazione sana”
- IIIIIIH… “Come sana?”
* “Sana perché senza zucchero!”.
- IIIIIIIIH “Perché, credi che la marmellata faccia ingrassare? E invece una fettazza di salame unta e bisunta cos’è, dietetica? E poi il Leberwust, che è la cosa più schifosa che esista (e cioè salsiccia di fegato di maiale misto a cipolle e altre cose che preferisco non sapere), il Leberwurst cos’è? Sano? È colesterolo puro, e in più glielo fate spalmare sul burro, ciccia per definizione! E poi i formaggi? Di certo mica gli date il Philadelphia light, ma fette spesse dai nomi impronunciabili con almeno il 58% di grassi!”.
Questo è quello che avrei voluto dirle. In realtà ero talmente sconvolta che mi sono limitata a rispondere che avrei parlato in casa della questione ma che io, in generale, preferirei dare al mio bambino qualcosa di più leggero, per non vederlo poi fra qualche anno rotolare come una palla di grasso insieme agli altri obesi dei suoi compagni di classe (neanche quello dalla virgola in poi è quello che ho detto, però ci sarebbe stato bene, no?). Per fortuna Ewa mi ha fatto sapere che nel caso in cui decidiamo di far mangiare il bambino in modo “diverso”, allora avrebbero fatto per lui un menù “speciale”.

Diverso”. “Speciale”. Parole che mettono un po’ di inquietudine.
E subito parte l’immaginazione. Tutti gli altri bambini si leccano contenti le loro ditina unte di salame e guardano sogghignando il mio, seduto da solo in un angolo a mangiarsi triste il suo panino con la marmellata. Jannick gli si avvicina e gli dice “la mia mamma ha detto che se si mangiano i dolci a colazione si muore”. E vedo ancora me stessa, lo vado a prendere alle quattro e incontro mamme che non conosco, e quando dico di essere la mamma di Davide loro rispondono: “Ah, quello che non può mangiare salumi e formaggio a colazione! Ma è malato? Ha un’introlleranza? È allergico? È musulmano?”.
È vero, i figli dei turchi mica si possono mangiare il prosciutto cotto!
La giustificazione religiosa è forse più legittima della mia, che è puramente di principio e abitudine? È giusto far sentire il mio bambino diverso senza un motivo “ufficiale”?
E torno a immaginarmelo in refettorio che risponde a Jannick: “e la mia mamma dice che chi mangia il salame a colazione diventa un ciccione crucco che da grande poi vive a patate, salsicce, crauti e birra”. E vedo Jannick, più grande e più grosso di Davide, che si mette a pestare il povero mezzo italiano e poi va a raccontare tutto a sua mamma, quella che incontrerò io subito dopo all’uscita – ecco da chi ha preso Jannick la stazza…

B r i v i d i.
Vada per la colazione alla tedesca!